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Questo è ciò che afferma il Dr. Giulio Gabaldo DVM, PhD di Villafranca di Verona. Com’è noto, le frazioni proteiche soprattutto nei ruminanti, vengono utilizzate a livello immunitario, enzimatico ed ormonale e svolgono un ruolo cruciale nella corretta crescita muscolare, nello sviluppo fetale, nella fertilità e soprattutto nella produzione di latte. Quasi tutti gli esperti di nutrizione animale ritengono che la fluttuazione dei prezzi della soia sia giustificata dall’aumento generale delle materie prime dovuto ai conflitti in corso o a condizioni meteorologiche avverse come la siccità o altri fattori di mercato. Pertanto, l’aumento del prezzo della soia viene accettato con la convinzione o la speranza che prima o poi diminuirà. Purtroppo, nel caso della soia, il prezzo tende a restare fluttuante poiché il competitor, oltre ad altre specie animali come volatili e suini, è anche il mercato degli alimenti destinati al consumo umano e sappiamo bene che questo tipo di mercato è in grado di sostenere un costo molto più elevato rispetto a quello dell’allevamento del bestiame.

L’uso dell’urea nell’alimentazione dei ruminanti adulti è abbastanza diffuso negli allevamenti, proprio per la sua capacità di influenzare positivamente la popolazione microbica con la produzione di proteine microbiche. Esiste però un’importante limitazione relativa alle quantità somministrabili: dosi superiori a 100/150 g/capo/giorno sono considerate pericolose e come limite estremo di tossicità. Infatti, il processo di idrolizzazione dell’urea che libera ammonio (non tossico) e ammoniaca (tossica), avviene in modo molto rapido tanto che l’eccessiva produzione di ammoniaca non riesce ad essere smaltita attraverso il fegato e riciclata dalla saliva, soprattutto se utilizzata per un lungo tempo.

Il Dr. Giulio Gabaldo, Medico Veterinario, è specialista nello sviluppo di nuove tecnologie nel campo della nutrizione animale ed opera da oltre cinquant’anni in Italia, in gran parte d’Europa e talvolta nel continente latino-americano come Esperto di Patologie e Tecnologie della Nutrizione Animale. Come Nutrizionista ha operato direttamente nelle aziende agricole e nel settore zootecnico (mangimi, premiscele e prodotti farmaceutici, ecc.), progettando nuove soluzioni tecnologiche naturali. In qualità di specialista nel settore dei ruminanti, sembra abbia trovato una soluzione.

La sua strategia nasce dall’osservazione e dallo studio del lento meccanismo di demolizione metabolica dell’urea che avviene nel terreno, con l’obbiettivo di replicarlo a livello ruminale nei ruminanti attraverso un processo termo-microbiologico.

Nello specifico, il suo ultimo e recente lavoro consiste nella realizzazione del processo BREVETTATO denominato PROTI-NAT® PROCESS (Brevetto IT – N. 102022000014 – Brevetto Internazionale PCT/IB2023/056515 – (DISPONIBILE PER LA VENDITA) il quale, rallentando il processo di idrolizzazione, permette di ottenere un prodotto che racchiude tutti valori dell’urea agricola (46% NPN), senza che il suo utilizzo causi effetti avversi negli animali trattati.

Questo prodotto che tra l’altro permette di affrancarsi dalle fluttuazioni del prezzo della soia, contiene urea a rilascio lento e a bassa tossicità.

L’obiettivo di questa straordinaria e rivoluzionaria innovazione è quello di ottenere proteine essenziali per la crescita degli animali, prodotte dalla frazione ammoniacale nel rumine utilizzando urea agricola al 46% di NPN opportunamente trattata con il metodo Proti-NAT® Process, offrendo così la possibilità di ridurre di molto l’impiego della soia dalla razione dei ruminanti. Altra importante considerazione, è la lenta solubilità (idrolisi) dell’urea trattata che nella dieta permette la degradazione nel rumine anche di foraggi grossolani poveri, paglierini, di bassa qualità e/o legnosi, e di “agganciare” l’azoto prodotto dall’urea stessa ai carboidrati complessi.

Altro importante risultato derivato dall’utilizzo dell’urea trattata con il metodo PROTI-NAT® Process consiste nella maggiore efficienza proteica e nella riduzione delle emissioni di gas serra (GHG) almeno del 20÷30% (ultimi studi americani sull’utilizzo dell’urea). Per validare i risultati ottenuti con l’utilizzo dell’urea trattata con il metodo Proti-NAT® Process, sono state effettuate sperimentazioni scientifiche in collaborazione con l’Università di Parma e prove zootecniche presso allevamenti. I risultati saranno oggetto di una futura pubblicazione.

Di Giulio Gabaldo|11 Novembre 2024

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